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152 lo cunto de li cunti

          O nigro e sbentorato
          Chi matte a servetore meziato!
Jac. Eccote no smargiasso,
          Lo protoquanqua de li spartegiacche1.
          Lo capomastro de li squarciamafaro,
          Lo majorino de li capoparte,
          Quarto de l’arte de li spezzacuolle2,
          L’arcinfanfano vero de li brave,
          Lo priore dell’uommene valiente!
          Se picca e se presume
          D’atterrire la gente,
          De te fare sorrejere
          Co na votata d’uocchie;
          Lo passo ha de la picca,
          La cappa quartiata,
          Carcato lo cappiello,
          Ngriccato lo crespiello3,
          Auzato lo mostaccio
          Coll’uocchie strovellate,
          Co na mano a lo shianco,
          Sbruffa, sbatte li piede,
          Le danno mpaccio per fi a le pagliosche,
          E se la vo pigliare co le mosche!
          Va sempre co scogliette4.
          No lo siente parlare
          D’autro che sficcagliare:
          Chi spercia, chi spertosa, chi sbennegna,
          Chi smenza, chi smatricola, chi screspa,
          Chi scatamella5, sgongola6 e sgarresa7,
          Chi zolla, chi stompagna,



  1. Taglia giachi.
  2. V. n. 47, p. 25.
  3. Ghiera all’estremità della spada.
  4. Nell’egl. La Stufa: «Fra scoglielle e verrille o leva o dace».
  5. Smidolla.
  6. Sguscia, cava dal guscio.
  7. Impiaga.