Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/379

Da Wikisource.

jornata i. la coppella. 165

          Lauda chi lo desprezza,
          Essauta chi l’affanna,
          Stipa mammoria eterna
          De chi se scorda d’isso,
          Dà le fatiche soje
          A chi mai le dà zubba:
          Cossì la vita sfragne:
          Canta pe gloria, e pe miseria chiagne.
Fab. Con effetto, passare
          Chille sante Martine1, che portato
          Era chianta de mano ogne poeta;
          Ch’a chesta negra etate,
          Li Mecenate songo macenate;
          E a Napole, fra l’autre,
          (Ch’io ne schiatto de doglia!).
          Lo lauro è puosto arreto da la foglia 2!
 Jac. Lo astroloco, isso puro,
          Ave da ciento banne
          Tante e tante addemmanne:
          Chi vo sapere si fa figlio mascolo.
          Chi s’ha lo tiempo prospero3,



  1. Int: quei lieti giorni. La festa «del sacrosanto dì di S. Martino, Così tenuto in stima, Quando s’assagia il vino, Che fa tornare ogni trista alma lieta», è lungamente descritta, tra gli altri, dal Del Tufo (ms. c., ff. 134-5). Velardiniello, parlando del bel tempo antico, ricorda: «chille Capodanno e Sammartino» (ed. Porcelli, p. 8).
  2. si è già accennato alla passione proverbiale dei napoletani per la foglia, erbe ortensi. V. n. 58, p. 40, e n. 44, p. 85. Nel libro Forcianae quaestiones (Neap., MD XXXVI, f. 6), ch’è del Lando, si legge: «Neapolitanos..... caulibus libentissime vesci». V., passim, il Del Tufo (ms. c.). Il Capaccio dice: «Mangiano d’herbe hortensi trentamilia e più scudi al mese» (For, p. 847). Del Cortese, tra i moltissimi luoghi, che si potrebbero recare, citerò: «Napole mio, dico chi voglia, Non sì Napole chiù, si non hai foglia!» (Micco Pass., m, 23).
  3. (EO) che s’ha lo tiempo prospeto