Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/62

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lii introduzione

aveva aggiunto il nome di questa terra, che forse aveva comprato. Nel 1626, in una sua lettera, si trova detto Conte di Castelrampa1. Ma poi torna al titolo di Conte di Torone, col quale si fregia nei frontespizi di tutte le ultime sue opere.


Nel 1624 tornò a Napoli l’Adriana, che, sul principio, fu restìa essa a ripigliare la via di Mantova; poi, non fu più voluta da quella Corte; e, malgrado i suoi tentativi, finì col restare a Napoli, fino intorno al 1633, quando andò a stabilirsi a Roma2.

Veniva anche a Napoli lo stesso anno Giambattista Marino, e questo ritorno fu, con quello dell’Adriana, tra gli avvenimenti più notevoli dell’anno. Il Basile lo salutava con una sua ode, «tra per concorrere, — com’egli dice — , coll’universale applauso delle sue meritate lodi, e per obligatione di portare i pregi sino al Cielo di lui, che portato ha le glorie della sua Patria sovra le stelle e per rendersi eziandio grato con pochi versi a chi con tanti parti del suo divino ingegno ha la sua propria sorella altamente celebrata»3. Anche nel Teagene, che aveva per le mani in questo tempo, gli consacrava un’ottava:

Ma chi dirà di te, Marin, gli honori,
Cui Permesso apparecchia eterni allori?

  1. Napoli, 24 novembre 1626; v. Append. D.
  2. Ademollo, La bell’Adriana, pp. 289-323.
  3. Ode, pp. 147-150.