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INTRODUZIONE LXXIII

è Hipocrene? » 1. Ma a costoro egli rispondeva, come in Parnaso ai poeti che si meravigliavano che tra loro fosse venuto n’ommo de Puorto:

               Le Muse vanno dove so chiammate,
               Ca no stanno co buje co lo strommiento,
               E quanta vote a me se so nzeccate,
               Cose hanno fatto lustre commo argiento!

Con voi altri, ne nce aggio che spartire! Io scrivo come parlo!

               Siano tutte li vuostre, e quinci, e unquanco,
               E l’Ostro, e l’Astro, e cotillo, e cotella.
               Ch’io pe me tanto no ne voglio manco
               De tante isce bellezze na stizzella!
               Tanta patacche avesse ad ogne banco,
               Quanta aggia io vuce a Napole mia bella:
               Vuce chiantute, de la maglia vecchia,
               C’hanno gran forza, ed enchieno l’aurecchia!

E qualcuno, spassionato e libero, dei poeti toscani, come il Berni, interveniva per dire: Egli ha ragion quest’uomicino 2!

Contro i toscaneggianti affettati non cessa di combattere. Nello stesso Viaggio di Parnaso, fingendosi la recita di una commedia, un Pulcinella fa il prologo, mettendo in beffa le ridicole frasi toscane:

           Pollicinella, singhe beneditto!
               Tu sì, nmeretarrisse ciento scute!

esclama Apollo 3.



  1. Pref. al Viaggio di Parnaso.
  2. viaggio di Parnaso, I, 22-5.
  3. C. V, 21-9. Cfr. anche Vajass., I, 8-9 Sull’eccellenza della lingua