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96 al popolo italiano

zatore dei contadini Vero Sartorelli e non pochi liberali e nazionalisti.

Se così non fosse le città d’Italia, Milano prima fra tutte, non ospiterebbero tanti profughi trentini, qui venuti sfidando infiniti pericoli.

Vivono essi in trepida attesa ed in fervida fraternità; e son uomini delle più disparate classi sociali, avvocati, professori, contadini, operai, vecchi e giovani, ricchi e poveri, qui venuti nella speranza di tornar presto lassù con le armi in pugno.

Per un tacito patto essi sono fino ad oggi vissuti oscuri, modesti, senza far parlare di sè. Io rompo oggi la consegna per gridar con loro la mia protesta, per dire ai fratelli d’Italia:

Se l’Italia non può ricordarsi di noi, irredenti, sia! Se l’operare per la nostra redenzione dovesse recarle rovina, noi subiremo ancora il servaggio. Sia tutto questo! Dimenticateci, se volete, ma non dite che noi non vogliamo staccarci dall’Austria. È un’offesa. È una bestemmia.

Uno dei profughi trentini.