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trento, trieste e il dovere d’italia 135

Il confine attuale nel Friuli fu felicemente definito come una paratoia idraulica automobile da servire alla erogazione delle forze austriache. Basta che l’Austria aumenti il livello delle sue forze, perchè automaticamente esse straripino verso la pianura friulana. Difficilissima, quasi impossibile è oggi la difesa in questa regione, tanto che gli italiani, di fronte ad un’invasione dovrebbero ritirarsi fino alla linea dell’Adige, alla sua volta minacciato dall’Austria, per le molteplici vie del Trentino; ma difficile sarà anche la difesa del mare Adriatico, finché l’Italia, priva delle forti basi navali, con rifugi sicurissimi e capaci porti, dell’Istria e della Dalmazia, dovrà muovere dalla lontana base di Taranto, non avendo nè Venezia, nè Ancona, nè Brindisi i requisiti adatti di grandi piazze marittime.

Il problema dell’annessione delle regioni irredente si affaccia come un problema nazionale, come problema della patria; ma esso spiana la via al problema delle patrie, perchè l’azione dell’Italia in questo momento varrebbe a render più sollecita la ricostituzione dell’eroico Belgio, permetterebbe alla Polonia dilaniata, oppressa da un triplice giogo di ritornare unita e indipendente, alle genti rumene di associarsi tutte in uno Stato libero e forte; agli slavi del sud di avviarsi col potente ausilio dell’unità patria verso la civiltà industriale.

Quest’Italia nostra, che fu sempre così generosa verso le patrie oppresse e sempre accorse in aiuto di quelle che venivan ricostituendosi;