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138 | al popolo italiano |
teressi collettivi; ma essi non possono non sapere che fra l’uomo singolo e l’umanità c’è un anello di congiunzione che non si può nè spezzare, nè dimenticare; ed è la patria, è la nazione.
Farei torto ai cuori gentili, se osassi supporre che lo strazio delle madri di Trento e Trieste crudelmente orbate dei figli, condotti al macello sui campi di Galizia, non sia condiviso dalle madri tutte d’Italia. Più di sessantamila italiani, furon con violenta coercizione mandati pei primi di fronte al piombo cosacco. Di essi fu fatta un’orrenda carneficina; ad essi fu imposto il martirio più atroce: quello di dare la vita non per la patria, non per un alto ideale di umanità, ma a sostegno e a difesa della più abietta tirannia. Quanti sentono lo sdegno verso un tale governo, devono cooperare a ciò che esso sia cancellato dalla faccia della terra.
Contro di esso devono sorgere e i vivi e i morti d’Italia. Coi vivi sarà nel momento della grande riscossa, Garibaldi.
Egli, che, morente, diceva ai fratelli di Trieste: «Verrò con voi, sia pur legato sul mio cavallo, sia pur trainato, in carrozza; verrò con voi a combattere l’ultima battaglia per la patria», Egli sarà il milite ideale che guiderà la gioventù fra le balze trentine e sulle spiaggie adriatiche.
E poichè, o cittadini, mi è fiorito sulle labbra il dolce nome dell’Eroe, lasciate che io chiuda, ricordando l’episodio suo ultimo nelle valli trentine. Egli coi suoi valorosi avea conquistato bra-