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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 147

dominatrice della regione; a tale azione si aggiungeva quella dei Conti del Tirolo. Costoro, insediatisi nella Valle Venosta, resi potenti per la loro parentela prima, per la loro fusione poi con la casa imperiale, ingaggiarono e con le armi e con la corruzione, fingendosi avvocati e protettori della Chiesa di Trento, una spietata lotta contro l’italianità della regione.

Malgrado questo prevalse l’azione del libero comune foggiato sui comuni dell’Alta Italia e con l’arte e la cultura si diffuse il pensiero italico.

Trento, a capo della regione, seppe serbare il nome, il confine, la lingua e fu barriera all’elemento germanico per sè e per la sottostante regione italica. Opera questa degli abitatori, impregnati di vivida romanità, ma potentemente aiutati dalla duplice cerchia di monti che proteggono Trento dal nord.

Talchè quando Napoleone volle nel 1809 segnare come estremo confine del Regno d’Italia il confine linguistico, egli potè senza alcuna offesa o coercizione nazionale, includere nel dipartimento dell’Alto Adige oltre il Trentino, il cantone di Bolzano. Con ciò il Trentino, rimasto per otto secoli autonomo sotto dominio di vescovi, da tutti ambito da nessuno protetto, tornava nel grembo della famiglia italiana.

Ma fu breve ritorno. È nota la storia recente. Tramontato Napoleone, il Trentino ebbe sul collo tre padroni: il Tirolo, l’Austria e la Confederazione germanica. Ognun sa come permangano il primo e il secondo; ignorano molti che se più non sussiste il vincolo di una confederazione te-