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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 155

hanno respirato un’atmosfera di simpatia verso i fratelli irredenti, non solo sono state dirette all’osservazione di problemi affatto divergenti da quelli nazionali, ma sono state private di quelle nozioni elementari della geografia e della storia d’Italia, che per ragioni di cultura, all’infuori delle tendenze politiche, dovrebbero esser patrimonio di ogni italiano.

Il problema dell’irredentismo è apparso come un problema nuovo che non avesse addentellati con la storia, con la vita d’Italia, come se i nuovi bisogni sociali affacciatisi avessero distrutto quelli nazionali, e come se per render la vita più facile si potessero obliare le ragioni stesse della vita. Il problema dell’irredentismo s’è invece fatto in quest’ora urgente e incalzante.

Non solo persistono, ma si son fatte oggi più vive le ragioni per cui in Italia e Governo e popolo concordemente affermavano fino al 1866 la necessità assoluta dell’annessione del Trentino allo Stato italiano. Nè, come dirò poi, il Trentino è oggi men degno d’esser redento di quello che non lo fosse cinquanta anni fa.

Vediamo quali erano le antiche ragioni. La suprema fu sempre la ragione del sangue, la ragione nazionale. Allorchè il Piemonte iniziò l’opera di redenzione, non partì dal concetto che nazionalmente una provincia fosse preferibile all’altra. Lo stesso postulato si affermò per la Lombardia come per Trieste, pel Trentino e pel Veneto come per la Sicilia. Tutti i figli d’Italia dovean esser uniti in una sola famiglia. Eran ugualmente nemici d’Italia il Governo borboni-