Pagina:Battisti, campagna autonomistica, 1901.djvu/44

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nella Francia, il tentativo reazionario di asservire al militarismo e al gesuitismo la repubblica democratica trovò nei socialisti i più fieri avversari, pronti a difendere a qualunque costo la libertà repubblicana.

Noi socialisti trentini ci troviamo oggi di fronte ad una lotta, che, se poco è nota al di là delle natie montagne, non è per questo meno giusta e grande.

Un duplice nemico insidia le sorti del nostro paese e opprimendo la borghesia nostra, strema con essa le forze del nostro proletariato.

Nel vicino Tirolo si annida una borghesia prepotente che vorrebbe spezzare con losche trame l’unità nazionale del Trentino, invadendo col predominio linguistico le estreme parti, i recessi alpini della nostra regione; e non contenta di ciò aggrava su di noi la mano, impedendoci ogni sviluppo economico, tutelandoci come pupilli, negandoci l’indipendenza amministrativa, chiedendoci contributi di denari e di sangue......

Più lontano il governo centrale, pur esso noncurante degli interessi nazionali, intento a lanciare una nazionalità contro l’altra, premuroso di soffocare ogni germe di libertà, assolutista e feudale: un governo, in una parola, che permette il sorgere ed il prosperare di quegli elementi parassitari, che vivono a nostro unico danno.

Per combattere questi nemici, le schiere socialiste sono pronte, e sono pronte anche a condurre questa battaglia al fianco della borghesia. A un patto però: che essa non si mostri debole, non transiga, non contratti, che essa abbandoni i dubbi, i tentennamenti del passato, ingaggi un’agitazione che pervada le più intime fibre del paese, lo scuota dal letargo, lo conduca a volere in tutto e per tutti libertà e indipendenza.

Nè giorno migliore di questo può darsi per bene auspicare delle nuove e future battaglie; giacchè, qui raccolti attorno al simulacro di Dante, noi nel nome suo non onoriamo solo il padre dell’italianità; in Dante noi onoriamo il cittadino fiero che non piegò il capo nè a principi, nè a papi, che bollò a morte i vili, i simoniaci, i ladri, che fulminò le superstizioni,