Pagina:Battisti, campagna autonomistica, 1901.djvu/49

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migliaia e migliaia di oscuri lavoratori, di gente che fino ad ieri non seppe cosa fosse vita politica, ha insegnato ad amar la giustizia a volerla per sè e per tutti, a snidare le prepotenze e i dispotismi dovunque, e contro chiunque si compiano.

Questi oscuri lavoratori, — nel cui nome io mi sento superbo di parlare — sono qui convenuti a schiere e a drappelli e vogliono che il paese tutto senta la lor voce di protesta e che la sentano i nemici lontani, e anche quelli che essi contano fra queste mura.

Essi, i lavoratori, ben sanno che, lottando per l’autonomia, più che pel proprio bene immediato. provvedono ai vantaggi della borghesia; ben sanno che domani, vinta questa prima battaglia, ad altre lotte, ad altre fatiche dovranno sottostare per avere la loro completa emancipazione, ma non per questo s’astengono di far ciò che essi credono un passo avanti nella via della civiltà. No, dal compiere un tale dovere non li trattiene nè il freddo disprezzo di molti avversari, nè l’odio gretto e piccino di parte.

E rialzando — per proprio conto — la bandiera, cui hanno mandato baci e saluti i morenti per la patria, essi sanno di dover portare in sua difesa quegli stessi tesori di energia, di abnegazione, di sacrificio che dimostrano nella dura lotta per la conquista del pane. Essi sanno che è vano protestare contro un’offesa se non si studia il modo di scalzar dalle fondamenta la causa di tutte le offese; perciò, mentre additano al rimprovero l’insulto di ieri, domandano una riforma radicale, domandano la separazione del Trentino dal Tirolo, e l’instaurazione di un regime autonomo.

Domandano che il regime nuovo, che qui si deve instaurare, elimini ogni traccia di privilegi feudali di nobiltà e di casta e si inspiri a principî di uguaglianza sociale.

Sanno che questa lotta per l’autonomia non deve esser trascinata blandamente con trattative, con compromessi, ma deve essere lotta dichiarata, aperta, lotta gagliarda, che non si arresta davanti a supreme misure. Sanno che l’arma civile di una scheda, e l’arma di una legale ribellione, con cui si può inceppar il funzionamento della vita dei comuni e dei parlamenti, valgono assai