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L’ingiustizia nazionale e sociale della tassa sul grano.

La tassa sul grano, triste privilegio della provincia del Tirolo, equivale a più della quarta parte delle rendite complessive.

Questa tassa, per le sue origini, può dirsi una tassa tranello.

Essa fu introdotta nell’anno 1824 con lo scopo di raccogliere un fondo, onde provvedere le popolazioni di grano nei tempi di carestia.

Dal 1824 ad oggi la carestia ha bussato ben più d’una volta alle case del povero contadino e dell’operaio; in certe vallate povere la carestia fu ed è permanente, ma mai, dal 1824 ad oggi, si è speso un solo centesimo a tale scopo.

Il gettito di questo dazio aumentò in modo notevole finchè si venne alla decisione di spendere almeno parte delle entrate annue in cose affatto estranee ai sussidi di carestia.

E qui esaminando come questi denari furono spesi, giova notare che questa tassa sullo stomaco fu pagata dagli italiani (circa 350,000) nelle proporzioni del 55 - 60 per cento, dai tedeschi (circa 450,000) in quelle del 40-45 per cento!

E’ cosa a tutti nota: al di là di Salorno sia per condizioni inerenti alla coltura del suolo, sia perchè maggiore è il benessere economico, si fa un uso più limitato delle farine che non da noi, ove la polenta è purtroppo il cibo esclusivo della popolazione povera.

La distribuzione del fondo fu fatta con criterii affatto opposti alla raccolta.

Si eresse con esso, a Schwaz, la casa di correzione per discoli, in cui gli italiani hanno al massimo figurato col 20 per cento; si pagarono le spese di guerra per transito dei soldati durante le guerre napoleoniche, e per altre guerre, non desiderate nè votate dal Trentino; si indenizzarono i nobili per l’abolizione dei diritti di decime loro spettanti, spendendo in tale occasione due milioni pel Trentino e quattro milioni e duecentomila pel Tirolo; si pagò il debito di quattro milioni per la regolazione dei torrenti, del quale noi trentini godemmo in proporzione del 42 per cento, i tirolesi del 58 per cento; si fondò a Linz un magazzino provinciale che al Trentino non giova affatto e che costò mezzo milione di corone.

La ingiustizia nazionale di questo dazio è evidente; l’ingiustizia sociale altrettanto poichè esso è a tutto danno di una classe e ad esclusivo beneficio dell’altra.

Perchè non fu abolito?

In questo riguardo mostrarono ben poca attività tanto i liberali che i clericali trentini. Eppure se il milione e 200 mila corone fosse da ricavarsi con imposte dirette, è dimostrato che quasi la terza parte di esso spetterebbe alla città più ricca della provincia, ad Innsbruck, ove hanno sede e sono passibili di tasse molti istituti di credito, società capitalistiche come le ferrovie, ecc. Una tassa possibile nel


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