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prolusione | 381 |
che determinasse l’ingegno ardito e felice a portar la luce in simili materie, attraversò le tante resistenze degl’interessi privati? e le fantastiche illusioni della prevenzione e dell’errore. In fatti, se noi portiamo lo sguardo ai primi tempi, noi vedremo gli uomini rari sulla terra riguardo alla presente popolazione, ma moltiplicati oltre i mezzi che la spontanea natura offeriva ai loro bisogni; arrestati da’ fiumi che non ardivano varcare, frenati da’ monti per essi facilmente insormontabili, appena cambiavansi le derrate più necessarie della vita, derrate a forza d’armi a vicenda strappatesi dalle mani. La prima professione, perchè la più facile e necessaria fra gli uomini, fu quella della caccia. L’uso continuo di essa fece loro conoscere le bestie da pascolo, e divennero pastori. Crebbe allora in uno stato più ozioso e tranquillo lo spirito di osservazione, le cose commerciabili e gli stimoli al commercio coll’adagiarsi ad una vita meno ruvida e feroce; ma crescendo tuttavia i bisogni e la popolazione, si ebbe campo di secondare coll’arte le spontanee produzioni della natura, e gli uomini divennero agricoltori. Ma l’invenzione de’ metalli fu quella che spinse l’umanità in una nuova rivoluzione di cose, e la sollevò ad un grado maggiore di moto e per conseguenza di perfezione.
La durevolezza di questi nell’uso delle arti, la voglia di distinguersi con un monumento dell’industria e della forza, la trepida sollecitudine dei mortali nell’offerire alla divinità ciò che vi era di più utile e di più caro, fece ricercare e stimare in proporzione della ricerca e della rarità