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Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821 II.djvu/414

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414 DEL DISORDINE E DE’ RIMEDII

nazioni estere guadagnare a nostro danno lire 10 sol. 8 dan. 4 per cento; e fra le monete d’oro cambiando la dobla di Genova collo zecchino di Savoia, lire 16 sol. 9 dan. 8. per cento di profitto possono gli stati commercianti con noi ritrarre dagli errori della nostra tariffa. Ved. tavola II.

Dopo aver dimostrato nella seconda tavola le sproporzioni che sono nella tariffa fra oro e oro, e fra argento e argento, ho paragonata ogni moneta d’oro con ogni moneta d’argento, e da questo paragone ne risulta che la legge fissata nel secondo teorema non vi è osservata, cioè che l’oro coll’argento non ha una eguale e costante proporzione, ma essa è talmente arbitraria, che lasciando i rotti, ora è come uno a dodici ed ora come uno a sedici. Se due cose eguali a una terza lo sono fra di loro, ne viene che abbiamo aperta la strada alle nazioni commercianti con noi di estrarre 16 once di fino argento per 12 once di egual metallo che ci mandano, e così continuare il rovinoso commercio a nostro danno coll’insigne discapito del 25 per cento. Ved. tavola III.

A questi disordini se ne aggiungono due altri. Il primo è l’enorme sproporzione che passa tra il filippo e i cinque soldi di Milano, poichè contengono essi circa quindici grani d’argento fino, che per ogni lire cento danno grani 6000, quando il filippo dà grani 6926 circa. La differenza è dunque di grani 926, i quali grani a danari 3 al grano fanno lire 11 soldi 11 danari 6 per ogni cento lire.

Il secondo è la grandissima differenza che