Vai al contenuto

Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821 II.djvu/413

Da Wikisource.

DELLE MONETE 413

Il fino di alcune monete poi che mancano nella grand’opera del conte Carli, l’ho cavato dalle tavole pubblicate nella relazione del presidente Neri.

I nomi di caratto, di marco, di peggio ec. credo utile al mio fine di lasciarli; perciò le mie tavole sono affatto diverse da quelle degli altri autori; non per i soli professori di questa scienza, ma per tutti gli altri uomini di retto giudizio mi sono prefìsso di scrivere, e sarò ben contento del tempo che vi ho impiegato, se essi vi troveranno la verità e la chiarezza che mi sono studiato di ricercare. I secondi rotti nella tavola seconda e terza gli ho omessi, bastando i primi a dare l’idea che credo opportuna. Ved. tav. I.

Questa prima tavola non è tanto necessaria ad esaminarsi per se medesima, quanto lo è considerandola come base e fonte dalla quale ne nascono le altre. In essa contengonsi i fatti, il valore intrinseco che risulta dagli sperimenti, ed il valor numerario che risulta dalla tariffa.

Come nel primo teorema abbiamo stabilito che una eguale quantità di metalli deve corrispondere ad un egual numero di lire in ogni moneta; così mi son portato ad esaminare ogni moneta per osservare se nella tariffa si fosse obbedito a questa legge. Ho calcolato quanto di fino contengano cento lire in diverse monete, e il risultato de’ calcoli è che questa relazione è differente in ogni moneta; cosicchè prendendo fra le monete d’argento la lira di Savoia e la Genovina, possono nel cambio le