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DI ANAXARETE.

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     Che non sol maschio, e femina creati
     Furo al principio, ma una terza sorte,
     Che di femina havea, di maschio forme,
     Simil al tutto in parti differente,
     Che hor spenta tiene il nome à pena nacque,
     A l’hor ciascun la sua figura il corpo,
     Integramente havendo in se raccolto,
     Quattro occhi, quattro mani, quattro orechie,
     Duo volti, anche duo nasi, e in somma tutti
     Quei membri, c’hor in noi sono crescendo,
     Onde gran tempo inseparato visse,
     Mostrava aggiunto l’uno, e l’altro sesso.
     Ma poi che dal valor, da le forze alte,
     Che li porgeva il duplicato corpo,
     Crebbe l’audacia sopra il gran potere,
     Che del suo stato non contenta, volse
     Ad acquistar il Ciel l’empio disio,
     Ne l’adunato ampio concilio, Giove
     Pensato ho disse, et il pensier è tale,
     Che á indebilir le smisurate forze,
     À mitigar gli alteri animi loro,
     Queste progenie, che i Giganti aguaglia,
     Vo che ciascun da l’altro, sia partita,
     Come ramo da tronco si divide.
     Tal che maschi sian sol femine sole,
     E vo, che dove fieno incisi et tronchi,


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