Pagina:Bellentani - La favola di Pyti, 1550.djvu/102

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LA FAVOLA

     Indi gli occhi, la fronte, il viso appaia.
     Cosi fatto col dir, ecco ch’ogn’uno
     Spinto dal gran disio, che à cio lo sprona,
     Contra al piacer, contra al voler di Giove,
     Con l’altro insieme d’amoroso nodo
     S’abbraccia, e lega et (ò contento raro,
     Che meriti à la vita esser preposto)
     Cosi legati, così avinti insieme,
     Che mai notte, ne giorno divideva,
     Nulla curando senza mai nutrirsi
     Muoiono in dolce e sempiterna gioia.
     Veduto questo, e conosciuto Giove
     Che onde morte venia lieta e soave,
     Per lo continuo abbracciamento loro,
     L’human seme di lieve indi mancava
     Al nuovo acerbo periglioso caso,
     Di nuovo ancho consiglio egli providi,
     Subito fa, poi che conosce e vede
     L’ardente affetto, il desiato mezzo,
     Che con il tutto volentier si cangia,
     Le parte, che honestà richiude, e copre,
     Onde ciascun che vive al mondo nasce,
     Dinanzi por, ch’era di prima adietro,
     Accio, ch’in abbracciarsi, onde morea,
     Nascendo se reimpiesse il mondo scemo
     Come vedemo ogn’hor come noi sempre.