Nella vaga, odorata, bella Cipro
Si scuopre un monte verso l’oriente,
Che ne ghiaccio, ne nevi, ne pruine
Vestino mai, ne tempestosa pioggia
Da venti accompagnata, humido rende.
Ivi da capo à pie, cinta di fiori
In un natio benigno almo ridutto
Siede perpetuamente Primavera.
In cima poi di si felice Monte
S’erge un bel campo, che d’intorno cinge
Un muro tutto d’or, chiaro, ch’à i raggi
Del Sol quand’è più chiaro, invidia hà fatto.
Questo si raro don, Volcan si dice
(S’a veraci poeti unqua si crede)
A Vener’haver fatto, allhor ch’in lui
Schifando il zoppo piede e le man nere,
Sorda era al’amorose alte querele
Et sol di Marte suo l’amor curava,
Vedesi drento poi con maraviglia
Un prato sempre verde et colorito
Da Zephiro coltor’ornato, e’intatto
Che Pastor mai per tempo, ne bifolci
Presser con piede, ove natura pose
Quanto hà di bello il Ciel, quanto hà la terra,
Cosi varia è de i fior la copia et tanta
Ch’avanzeriano in Africa l’arene