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DI PERISTERA.

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     S’opponga al suo furor, ratto pigliola
     Per i biondi capelli et presa in alto
     Subito si levò, che nel cadere
     Parve in giro rotar, non senza fare
     Humidi gli occhi et angosciosi i cori
     Di quante Ninfe ivi vedean suo caso,
     Caso di maraviglia et di pietate,
     Poi che, si come ogniun pietoso n’era,
     Cosi n’era ciascun pien di stupore.
     Ma lo stupor fù più de l’infelice
     Peristera, che in se medesma visto
     Non senza horror, che s’apprestava il corpo
     A’ tor novella forma, e in un pensando
     Ch’augel dovea apparir, là dove Ninfa,
     Anzi apparire in guisa d’alta Dea
     Era solita prima, trasse al Cielo
     ll più caldo sospir, di quanti mai
     Da sventurato cor fur tratti à forza,
Ahi, s’innocente infin’adhor son vissa,
     (Dicendo poi) s’unqua non feci offesa
     Ne à te Giove immortal, ne à chi pur teco
     Hà stanza costa su, come à tal fine
     Son’io condotta, senza haver commesso
     Fallo che’l meriti? Dunque il fallo solo
     Che meritar ciò fammi, è sol’havere
     Á Venere mia Dea mostrato un segno


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