Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/103

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libro primo - capitolo ix 97


queste sorti d’impieghi è necessaria la professione legale, e per esercitare le nunziature bisogna ben’ancora possedere l’altre sorti di lettere che riguardano la vita civile e i maneggi del mondo, perciò non tralasciai punto né quegli né questi studi, ma tramezzando gli uni con gli altri, a ciascheduno d’essi io dava il suo tempo rubandone spesso al sonno quando ne rubava a me troppo la corte. Io avevo in mano scambievolmente ora i libri che insegnano l’uso delle materie legali piú praticate nella corte di Roma ora quelli che ammaestrano piú nelle materie morali e politiche, e prendevo sommo diletto in particolare come accennai da principio nella recognizione delle istorie; con le antiche io univa le moderne, le latine con l’italiane, e con tutte un particolare studio in geografia senza il cui lume sempre si camina al buio ne’ libri istorici. In Padova Galileo Galilei, matematico allora di quella universitá, l’Archimede toscano de’ nostri tempi, aveva all’abbate Cornaro ed a me unitamente esplicata in privato la sfera, e Dio sa quanto mi dolse di vederlo riuscire un Archimede cosí infelice per colpa di lui medesimo in aver voluto publicare sulle stampe le sue nuove opinioni intorno al moto della terra contra il vero senso commune della Chiesa. Opinioni che lo fecero capitare qui nel santo offizio di Roma dove allora io esercitavo un luogo di supremo inquisitore generale, e dove procurai d’aiutare la sua causa quanto mi fu possibile.

In Roma mi nacque occasione d’aver subito in geografia per maestro il Boccalino versatissimo in quella sorte di studi, e che insieme era gran politico, ma in particolare grande anatomista e minuzzatore di Tacito, e che n’ha trasfusa l’anima per cosí dire nel suo finto re Apollo e fattone correre la dottrina per tutto quel suo gazzettante imaginario e si misteriosamente burlesco Parnaso, benché a lui ancora quei misteri burleschi costassero molto cari per l’opinione ricevuta communemente, ch’egli per tal rispetto mancasse in Venezia di morte eccitata piú che di naturale. Cosí pericolosi sono d’ordinario i piú grand’ingegni quando il giudizio non gli regge e la bontá insieme non gli accompagna.