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libro secondo - capitolo iii 135

viato a Roma ambasciatore straordinario per trattar quanto si favorevolmente era succeduto intorno alla dissoluzione del matrimonio accennato. Questo Alincourt era figliuolo del signor di Villeroy primo segretario di stato, e l’inviò poi il medesimo re alcuni anni dopo all’istessa corte di Roma per suo ambasciatore ordinario. Accordati che furono gli articoli del matrimonio nella debita forma, se ne tornarono il signor di Sillery a Roma ed Alincourt a Parigi. Né tardò poi molto il re a spedire il signor di Bellaguardia a Fiorenza per effettuare in nome suo il matrimonio nella debita forma, e per condurre la nuova regina in Francia. Era il signor di Bellaguardia cavaliere di chiaro sangue e di nobilissima qualitá, e godeva il carico di gran scudiere, cioè di cavallerizzo maggiore, che è uno de’ primi e de’ piú stimati offici del regno. Aveva egli avuto gran luogo tra i favoriti d’Enrico terzo, e pur tuttavia continuava in molto favore appresso il medesimo Enrico quarto. Io conobbi pur’anche, e trattai molto domesticamente con questo cavaliere in Francia, e fui ospite suo in Digiun che è la terra principale della ducea di Borgogna, della quale provincia egli era governatore quando io fatto cardinale passai di lá nel ritorno mio da quel regno. E certo non aveva la Francia signore alcuno né di piú nobile presenza né di piú belle maniere né di piú cavalleresche azioni. Era egli soldato ancora, ma la sua principale qualitá consisteva in essere perfetto cavaliere di corte, e bisognava che in questa parte veramente ognuno gli cedesse come in effetto ognuno gli cedeva. Giunto in Fiorenza e ricevuto con le dimostrazioni d’onore e di stima che piú convenivano, vi soggiornò egli qualche tempo per darlo a mettere insieme un buon numero di galere sulle quali doveva la regina essere condotta per mare in Francia e lasciata in Marseglia. Per trovarsi alla celebrazione del suo sponsalizio era venuto a Fiorenza il duca di Mantova con la duchessa sorella maggiore della regina, e perché dovevano la granduchessa di Toscana e la medesima duchessa di Mantova accompagnar la regina fino a Marseglia, perciò tutto questo grande apparato faceva differire la sua partita piú di quello che il re averebbe voluto.