Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/159

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libro secondo - capitolo iv 153


richiedere un sí alto e sí memorabile successo. Nel giorno decimo settimo d’agosto dell’anno millecinquecentonovantacinque seguí tal’azione, giorno senza dubio de’ piú felici che la cristianitá mai godesse, poiché riuniva sí grande e sí poderoso regno con la Chiesa con la santa sede e con gli altri membri del corpo universale cattolico: giorno pur’anche di somma gloria al pontefice Clemente, il quale seppe con tanto zelo con tanta prudenza e con sí magnanimo cuore superare le difficoltá che in tante maniere una tal riunione aveva incontrate; ma giorno che renderá chiarissima per ogni tempo in particolare la memoria di due soggetti cosí eminenti in dottrina e virtú cosí benemeriti della Chiesa come furono Ossat e Peron, i quali facendo offici di regi procuratori, con somma fede vigilanza e destrezza maneggiarono e conclusero al fine un sí arduo e importante negozio, riportandone in ricompensa poi l’uno e l’altro per mano dell’istesso pontefice, benché in vari tempi, la dignitá del cardinalato.

Ma benché, dopo essersi dal re tanto solennemente professata la fede cattolica, egli avesse poi con somma gloria e felicitá domate le fazioni interne del regno, non poteva ancora, però, egli sedere con piena quiete e stabilitá nel soglio reale per l’impedimento che gliene davano l’armi esterne del re di Spagna. E per questo medesimo rispetto non poteva applicarsi alla ricuperazione del marchesato di Saluzzo, ed a ben risentirsi contro il duca di Savoia come era il suo principale desiderio e disegno. Procuravasi dal pontefice in questo mezzo con sommo ardore che, sí come era seguita per le sue mani con tanta felicitá la riunione del re di Francia con la sede apostolica, cosí potesse felicemente ancora succedere col mezzo suo quello che per benefizio della cristianitá si doveva desiderare che fra le due corone si stabilisse. A tale effetto aveva egli spedito in Francia con titolo di legato il cardinale di Fiorenza, il quale era poi venuto a Vervino, terra neutrale fra le due frontiere di Francia e di Fiandra, e quivi si erano ridotti parimente appresso di lui li deputati dell’una e l’altra parte. Col re di Spagna facevano come una causa medesima