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154 delle memorie


l’arciduca Alberto per gl’interessi di Fiandra e il duca di Savoia per quelli del marchesato; ma quanto si mostrava l’arciduca disposto a restituire Cales e tutte l’altre piazze che li spagnuoli avevano levate alla Francia in quelle agitazioni del regno, altretanto mostravasi alieno il duca di Savoia dalla restituzione del marchesato in qualsivoglia forma che sopra ciò gli si proponesse. Non si fermava egli piú in quella sola ragione ch’aveva riguardo a non lasciar introdurre l’eresia di Francia nel Piemonte e nel resto d’Italia, ma con molte altre egli era uscito fuori manifestamente a pretendere che il marchesato per giustizia gli appartenesse. Di ciò mostravano somma indignazione li deputati francesi, e non meno anch’essi risolutamente dichiaravano che il re loro mai non sarebbe condesceso alla pace se prima, con la restituzione del marchesato, non si riducessero le cose ne’ primi termini. Riusciva quasi inestricabile questo nodo, e piú volte per tali cagioni si tenne rotto il trattato. Ma perché i due re inclinavano ugualmente alla pace, e il legato per gli ordini strettissimi che aveva dal papa faceva ogni possibile sforzo per superare le difficultá, convennesi finalmente che intorno alla differenza del marchesato si facesse un compromesso nel papa, il quale dentro allo spazio d’un anno dovesse per giustizia intieramente deciderla e terminarla. Con questo ripiego fu conclusa la pace. E questa, in ristretto, era la differenza che passava tra il re di Francia e il duca di Savoia sopra il marchesato di Saluzzo, quando il negozio venne in mano del papa.