Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/171

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libro secondo - capitolo v 165


del papa, e ch’egli poi volesse depositar la persona di se medesimo nel potere assoluto del re di Francia. Onde non mancavano di quelli che avvanzandosi a piú alte e piú sottili considerazioni giudicavano quasi impossibile che il duca, riputato sopra modo ambizioso e inquieto, non andasse in Francia con qualche gran machina da movere il re a qualche gran novitá, con la quale nel vantaggio che riceverebbe il re per la Francia, fosse il duca per conseguire anch’egli piú agevolmente il suo fine, non solo intorno alle cose del marchesato ma in altre eziandio molto maggiori per la sua casa. Ciò cadeva in pensiero a quelli che erano di piú penetrante e piú scaltro ingegno, ma non vi fu alcuno di cosí tragico senso a cui potesse entrare nell’imaginazione che il duca andasse in Francia per machinare, contro il re contro la casa reale e contro l’intiero corpo del regno, una sí orribile congiura come fu quella del marescialle di Birone; e pure la fama publica, ricevuta pienamente e confermata per ogni parte, manifestò poi, dopo lo scoprimento della congiura, che il duca era andato in Francia con questo fine principale, e ch’egli stesso allora col marescialle di Birone l’aveva segretissimamente ordita e conclusa. Ciò specialmente vien dichiarato dal cardinale Aldobrandino medesimo in una sua relazione molto copiosa, nella quale riferisce tutto quello che da lui fu negoziato nella legazione; mostrando che i particolari della congiura gli fossero venuti anche piú distintamente a notizia nel tempo ch’egli alcuni anni dopo si trattenne in Turino, insieme col cardinale San Cesareo suo nipote, assai lungamente appresso il medesimo duca. Ma questa essendo materia che non appartiene alla negoziazione che io vo descrivendo, perciò sará da me lasciata del tutto a parte.

Era dunque ricevuta con vari discorsi, come ho detto, la risoluzione che aveva presa il duca di Savoia di andar in Francia; e generalmente veniva ripresa molto piú che lodata. Non rimanevano ignoti a lui stesso tali discorsi, e pigliandone gran dispiacere tanto piú s’ingegnava di giustificar quest’azione. Publicavasi da lui che dopo la pace di Vervin il re di Francia aveva mostrato particolar desiderio che nascesse occasione di