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offizi loro, e perché Bellieure particolarmente era intervenuto alla negoziazione della pace in Vervin ed in essa aveva sostenute per la Francia le prime parti.

Ma non potè in somma ritrarre egli piú di quello che di giá si era scoperto, se non che essi piú ampiamente si allargarono in dire, che senza dubio il re averebbe veduto raccolto e trattato il duca nel modo che si dovesse un parente un amico ed un ospite di tal qualitá. Ma che essi non l’averebbero però mai consigliato a venire se non pensava di sodisfare, nella forma che si conveniva, il re sopra l’interesse del marchesato. Confidava nondimeno il duca tanto di se medesimo, che non poteva deporre le speranze giá prese d’aver con la sua presenza a migliorare, e con avantaggi grandi, ogni accordo. E perciò se ben fluttuava fra se stesso alle volte, conoscendo quanto egli s’avventurasse con sí pericolosa risoluzione, in ogni modo egli finalmente determinò di seguirla e star preparato a partir quanto prima. Sempre si tratta di gravi arcani fra i prencipi, e d’ordinario quanto piú sono gravi tanto piú si procura che restino occulti, ma pochi al fine se ne trovano che non siano e ben a dentro spiati e poi ben a pieno scoperti ancora dal tempo. Che il duca di Savoia persistesse cosí tenacemente nella risoluzione d’andar in Francia, di giá si è veduto; ché restava segretissimo allora il principale incitamento che a ciò lo moveva, cioè, il maneggio che fra lui e il marescial di Birone doveva seguire in Parigi: il che dal tempo e con breve tardanza fu poi chiaramente scoperto. E quanto alla ripugnanza sí grande che il duca mostrava al deposito del marchesato in mano del papa, rimase occulto pur anche allora uno de’ sospetti che piú l’adombravano, e che poi col tempo alcuni anni dopo si venne a scoprire dal cardinale Aldobrandino medesimo, secondo che da lui stesso nell’accennata sua relazione si rappresenta. Dice dunque egli che trovandosi appresso il duca insieme col cardinale San Cesareo suo nipote, come ho toccato di sopra, ebbe occasione di sapere sicuramente da un ministro molto principale del duca, che fra le cagioni di averlo fatto abbor-