Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/177

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libro secondo - capitolo v 171


mezzo alle due corone, e senza dubio averebbe voluto il suo principale interesse ch’egli tra le forze loro sí formidabili, per maggior stabilimento e sicurezza di se medesimo, si fosse fatto mezzano di concordia e di pace fra l’una e l’altra. Ma la pace fra loro non rendeva lui piú grande, ancorché venisse a renderlo piú sicuro; ond’egli desiderava le turbolenze, e a questo fine nudriva molto piú volontieri tra’ due re tutti i maggiori sospetti e le maggiori gelosie che poteva, sperando che turbate le cose loro fosse per nascere vantaggio grande sempre alle sue, ed a quel modo arrivar egli piú agevolmente poi alla sí da lui bramata regia condizione e fortuna. Ma in somma vedesi che all’ambizione sogliono essere molto piú famigliari i precipizi che non sono gl’innalzamenti, e di ciò il medesimo duca potrá servire d’un esempio memorabile in tutti i secoli; percioché dopo essersi da lui in varie occasioni eccitato ora un fuoco di turbolenze ora un altro, egli è rimasto finalmente piú consumato e piú miserabile d’ogni altro fra quelle fiamme, ed in esse ha lasciata ancora sí memorabilmente la casa sua che in quest’anno del milleseicentoquaranta, nel quale io vo continuando queste memorie, si trovano i prencipi di quella casa poco meno che intieramente fuori dei loro stati, avendone preso con l’armi il possesso da una parte e dall’altra i due re, e gareggiando essi fra loro a chi può in vari modi sempre piú avantaggiarvisi. Il che mi fa sovvenire del giudizio, o piú tosto del vaticinio, che fecero meco piú volte sopra di ciò, in tempo della mia nunziatura di Francia, i due primi oracoli di prudenza ch’avesse allora quel regno, cioè, Sillery gran cancelliere e Villeroy primo segretario di stato, dichiarandomi l’uno e l’altro in occasione de’ miei offizi sopra le cose turbate allora dal duca di Savoia principalmente, che in fine con la sua inquietudine il duca non averebbe mai potuto rovinare i due re, ma che bene un giorno egli averebbe rovinato se stesso e la sua casa.

Fatta ch’ebbe il duca la radunanza della sua corte in quella forma che poteva piú sodisfarlo, partí finalmente da Ciambery e per la via di Lione entrò in Francia. In Lione, e in ogni