Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/183

Da Wikisource.

libro secondo - capitolo v 177


sempre con somma durezza voluto anteporre i piú rigidi e piú interessati. Ma che finalmente quando non seguisse l’accordo, restarebbe il duca giustificato in maniera che il mondo sicuramente non averebbe di che poter accusarlo. A favor di Savoia univasi l’ambasciatore di Spagna, e con quello di Francia andava congiunto il cardinale d’Ossat, e riempivano scambievolmente il papa di amarezze incredibili, ravivando in lui sempre piú tragicamente i sospetti che l’accordo non fusse per effettuarsi, e che in conseguenza si dovesse prorompere di nuovo alle turbolenze e all’armi. Pieno dunque il pontefice di timore e di zelo inviò con espressi corrieri nuovi ordini efficacissimi al patriarca in piú stretta confermazione de’ passati. Scrisse nuove lettere di sua mano al re ed al duca. Esortò con vive e paterne ragioni l’uno e l’altro all’accordo, ed in quella del re, dove egli giudicò maggiore il bisogno, con parole di ardente zelo scrisse, in particolare, che lo pregava quanto piú teneramente poteva a liberarlo dall’agonia nella quale si trovava col timore di vedere acceso un nuovo e miserabil fuoco di guerre, e perdersi le tante vigilie e fatiche da lui prese di fresco in ridurre, com’era poi seguito felicemente, il gregge cristiano in pace.

Furono dunque reiterati con tanto ardore dal patriarca gli uffizi che il re e il duca fecero venire a nuove conferenze i loro deputati, e stimarono a proposito che il patriarca unitamente con loro si trovasse. Ma non intervenne egli alla prima ragunanza, perché stimò di non poter con onor suo e della sede apostolica intervenirvi mentre vi fosse il marchese di Rhony eretico, il quale era uno dei regi deputati, come fu detto di sopra. Volse perciò il re che si astenesse il Rhony dal trovarvisi, benché poi nella negoziazione del cardinale Aldobrandino egli piú d’ogni altro ne aiutasse il buon’esito, come si narrerá a suo luogo. Ragunavansi i deputati in casa del contestabile, e sedeva il patriarca solo in capo di tavola. Al destro lato stavano i deputati del re, e al sinistro quei di Savoia, e gli uni e gli altri diferivano grandemente agl’uffizi del patriarca, riconoscendolo quasi come arbitro di tutto il