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186 delle memorie


della casa di Savoia. Con queste ragioni d’incitamento sperava il duca di movere in modo il re di Spagna, ch’egli avesse a far sua del tutto la causa del marchesato.

Trattenevasi il duca fra tanto in Savoia senza dar segno alcuno di prepararsi all’esecuzione dell’accordo, e arrivato poi in Turino cominciò molto chiaramente a dolersi di restarne troppo aggravato, lamentandosi in varie maniere di quella negoziazione e della violenza ch’egli diceva d’aver ricevuta in essa dal re di Francia. Di tal novitá diede conto al papa il suo nunzio ordinario in Turino, e di giá ancora per via di Francia il papa aveva penetrato il medesimo. Scrisse egli nondimeno lettere affettuose al re ed al duca, ringraziando l’uno e l’altro della nuova confidenza mostrata verso di lui in questo ultimo accordo stabilito fra loro, e con paterno affetto esortandoli a farne seguire quanto prima l’esecuzione.

Ma non si può dire quanto egli si turbasse in vedere che l’accennato accordo potesse rompersi e in conseguenza venirsi a nuovo rompimento di guerra, che dovesse sconvolgere piú che mai la cristianitá e piú dolorosamente che mai riaprire le piaghe sí lungo tempo da lei patite, e con la troppo recente pace non ben del tutto saldate. Considerava egli il maggior fondamento del duca di Savoia per non venire all’esecuzione dell’accordo consister nelle speranze che da lui si pigliavano di tirare, come si è detto, il re di Spagna ne’ suoi disegni; e perciò il papa stimò che da quella parte ora si dovesse principalmente aspettare il bene o il male di tutto il negozio. Ordinò egli, dunque, al suo nunzio di Spagna che informasse bene pienamente il re e il suo consiglio di tutto quello che tra il re di Francia ed il duca di Savoia si era negoziato e stabilito in Parigi, che facesse tutti gli offici opportuni perché il re di Spagna, re giovine succeduto di fresco ed interessato nella conservazione della pace, volesse adoperare la sua autoritá col duca per fargli eseguire l’accordo; ma in particolare comandò al nunzio che sopra di ciò vivamente stringesse il duca di Lerma, il quale era in supremo favore appresso il re, ponendoli in considerazione anco per suo proprio interesse, che