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libro secondo - capitolo v 191


cevuti ambedue: ma dall’altra parte il re fece loro conoscere ch’egli era piú che mai risoluto di voler che senz’altra maggior dilazione il duca eleggesse l’uno de’ due partiti. Onde finalmente dichiarorno che il duca eleggeva la restituzione del marchesato. Mostrò il re di rimanere contento, e cominciò a stringere l’uno e l’altro di loro per l’esecuzione di quanto avevano dichiarato. Nondimeno essi pigliando il pretesto di varie difficoltá, che secondo loro aveva la forma che si doveva tenere nell’esecuzione, procuravano di guadagnare tempo senza concludere cosa alcuna, perché tali erano gli ordini che avevano ricevuti dal duca. Pareva il trattar loro sempre piú strano al re, con tutto ciò volendo egli vincere se stesso nella pazienza, benché fosse di giá scorso tutto il mese di luglio non si ributtava da lui il negozio, ma in effetto quanto egli piú agevolava il negozio e la forma dell’accennata esecuzione tanto piú i due ministri del duca vi andavano trovando nuove difficoltá; onde al fine si accorse il re chiaramente che il duca proponeva la restituzione per non farla, e che differiva artificiosamente a risolversi per non pigliar alcuna risoluzione.

Dunque egli non volle tardar piú oltre, e chiamati i due ministri di Savoia si risenti con loro altamente, e si dichiarò che se il duca in termine di sette giorni, dentro al quale tempo andasse a Turino e tornasse a Lione un corriero, non cominciava effettivamente la restituzione del marchesato di Saluzzo, egli pigliarebbe alle cose sue quel partito che fosse da lui stimato piú conveniente.

Intanto a Roma si erano continuati dal re di Spagna i primi offici col papa, ma persistendo pur anche il papa ne’ suoi primi sensi, di non poter in modo veruno per le ragioni accennate far altre nuove proposte in contravenzione e sconcerto dell’accordo giá stabilito, si ridussero poi gli spagnuoli a pregarlo che per lo meno procurasse di ritrarre qualche sicurezza dal re di Francia, per via della quale non si avesse a temere con la restituzione di Saluzzo in mano sua di vedere turbata la quiete d’Italia, nel che aveva sí grande interesse non solo il re ma l’istesso papa.