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de’ suoi vassalli conforme al capitolato: concludendo però sempre in ultimo che voleva eseguirlo. Ma il re stimando che tutti questi fossero artifici del duca, e dicendo liberamente che non voleva essere piú ingannato da lui, giudicò bene, dopo aver mostrata ogni ragionevole pazienza, di trasferirsi quanto prima egli stesso in Lione, e quivi piú di vicino vedere gli andamenti del duca, e secondo quelli regolare poi con ogni vantaggio i suoi propri. Aveva egli alla partita del duca inviato a Turino il signor dí Bernis per sollecitare il duca all’esecuzione delle cose accordate; né da questa diligenza era uscito alcun buon frutto né effetto per la mutazione de’ pensieri che si vedevano nel duca. Volle nondimeno il re che Bernis reiterasse piú volte gli uffici, e volle pur anche rappresentare al papa il vivo senso ch’aveva in vedere che il duca, contro ogni ragione, procedesse in quella maniera. Ma vedendo in fine che dal duca non se gli dava alcun segno vero di volere effettuare la capitolazione, e ch’erano di giá scorsi non solo li tre mesi dentro i quali doveva esso duca eleggere l’uno de’ due partiti ma di piú ancora quello di giugno, finalmente egli si levò da Parigi e su ’l principio di luglio venne a Lione, e quivi cominciò a disporre tutto quello che poteva essere piú necessario per passare dal negozio all’armi.

Giunto il re a Lione ordinò al sudetto Bernis che in suo nome significasse al duca la sua venuta in quella cittá, ch’egli veniva con le semplici sue guardie ordinarie e con la sua prima intenzione di stare all’accordo stabilito in Parigi; che se bene era passato il termine dentro il quale il duca doveva eleggere l’uno de’ due partiti, con tutto ciò non poteva credere che da lui si fosse per commettere mancamento, poiché in altra maniera, vedendosi il re costretto dalla necessitá, sarebbe dal negozio passato all’armi, e averebbe procurato per questa via di sodisfare nel miglior modo che avesse potuto alla sua riputazione e al suo interesse.

Poco dopo l’arrivo in Lione del re, il duca gli inviò il marchese di Lulino, e poi anche il segretario Roncasio per andarlo trattenendo pur tuttavia nel negozio. Furono ben ri-