Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/199

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libro secondo - capitolo v 193


in Delfínato; quegli cattolico e questi eretico, l’uno e l’altro di nobile e militare presenza, uguali nel vigore del corpo e dell’animo, uguali nell’opinione del valore e del merito, e nondimeno differentissimi nel temperamento delle nature e non meno eziandio nell’arte e nella forma del guerreggiare. Il Birone tutto ardore e tutto impazienza, e che di raro voleva attendere ma piú tosto procurar sempre l’occasione del combattere, e che poscia nel cimentarsi dall’ardito degenerava nel temerario spesse volte. All’opposto il Diguieres appariva gran moderatore di se medesimo, amico de’ vantaggi, paziente nell’aspettargli ma sollecito poi ancora quanto bastava in non perdergli. Il Birone rigido e superbo fuor di modo nel comandare, il Diguieres molto piú soave e piú trattabile nel farsi ubbidire; quegli troppo avido della gloria volendola col disprezzo degli altri tutta per se medesimo, lá dove questi volentieri la compartiva, e in tal modo anche per sua pienamente la riputava. Il fine che amendue fecero mostrò poi da qual parte fossero stati i vantaggi. Percioché il Birone precipitatosi indegnamente nell’accennata congiura fu dal re con publico supplicio fatto decapitare in Parigi, e all’incontro il Diguieres, dopo aver oltre a’ gradi suoi precedenti nella milizia conseguito quello di maresciallo di duca e pari di Francia, pervenne poi anche finalmente, dopo essersi fatto cattolico, all’onore militare supremo di contestabile, e morí pieno d’anni e molto piú ancora di riputazione. E veramente fu soggetto di grandissime qualitá, non meno abile ad ogni negozio di pace che ad ogni maneggio di guerra, amatore del giusto, e nel tempo medesimo d’esser egli macchiato d’eresia, si fece conoscere tale nel suo governo del Delfínato, e col favorire particolarmente quasi piú i cattolici che non faceva gli eretici in quelle parti. Nella corte di Parigi noi ci vedemmo e trattammo piú volte insieme, e quando io fatto cardinale tornavo in Italia, passando per Lione, e passandovi ancor’egli per andare a Parigi, fui visitato da lui con termini di grande onore e rispetto; e con quell’occasione egli scrisse una lettera al nuovo pontefice Gregorio decimoquinto conosciuto da lui in Piemonte, ralle-