Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/23

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libro primo - capitolo iii 17


minuzie si tralasciano a bello studio) il pontefice si condusse alla chiesa catedrale, e dopo il solito rendimento di grazie passò di lá poi all’abitazione del castello che è vicinissimo a quella chiesa.

Fermatosi in Ferrara il papa con tutta la corte, egli attese con ogni diligenza a rendere ben sicuro il suo nuovo acquisto. Levò diverse gravezze publiche, dispensò molte grazie in general beneficio, e in particolare procurò conciliarsi gli animi de’ cittadini con tutte quelle piú benigne dimostrazioni d’onore di affetto e di umanitá che potessero usarsi per un tal fine. Sapeva egli molto bene che le mura de’ petti e le cittadelle de’ cuori sono piú sicuri fondamenti per far godere a’ prencipi l’ubbidienza de’ popoli, e nondimeno per soprabbondare in sicurezza con i mezzi ancora presi communemente in uso nel governo temporale degli stati, fece ridurre a cittadella imperfetta allora certa parte della cittá, che era intersecata a quel tempo da un ramo del Po, e la guarní del presidio che bisognava. Compariva egli spesso ora a cavallo ora in lettica per la cittá; raccoglieva affabilmente ogni qualitá di persone, e per rendersi piú benevola e piú devota in particolare la nobiltá ne condusse quella estate un buon numero della piú principale a Belriguardo, villa che piú d’ordinario i duchi solevano frequentare in quella stagione, e quivi ora l’uno ora l’altro e talora molti insieme domesticamente con sé tratteneva e in piú modi benignamente onorava. Quattro giorni vi si fermò, e tra gl’altri vi fece andare il marchese Ippolito mio fratello che tra gli altri ancora da lui ricevè dimostrazioni di somma benignitá.

Aveva il pontefice fra tanto ricevuto varie ambascierie straordinarie quasi da ogni parte d’Italia, ma la piú sollenne era uscita dalla republica di Venezia, la quale aveva inviato quattro suoi primi senatori per congratularsi in ogni piú affettuosa maniera con lui della sua venuta a Ferrara e del nuovo suo acquisto, e di averlo fatto con tal vigor di consiglio che non se ne fusse veduta nascere alcuna perturbazione all’Italia. Né molto tardarono poi a riverirlo con le proprie loro