Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/24

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18 delle memorie


persone prima il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, e poi il duca di Parma Ranuccio Farnese. Fra una sorella di Ranuccio e Vincenzo era giá seguito matrimonio e quasi subito s’era disciolto, onde aveva questo successo alterati gli animi grandemente dall’una e dall’altra parte, in modo che dagli odii occulti si era venuto fra questi due prencipi all’inimicizie scoperte. Ma frapostosi il duca di Ferrara vivente allora, e poi con maggior autoritá l’istesso Clemente pontefice, non avevano essi potuto ricusare l’aggiustamento che si era procurato di stabilire fra loro. Vedevasi nondimeno che rimanevano aggiustate le apparenze piú che le volontá, e che in luogo d’aperti nemici sarebbono nondimeno restati grandi emoli. Vincenzo aveva qualche anno piú di Ranuccio. Erano l’uno e l’altro di bella presenza, ma in tutto il resto differentissimi di genio di costumi e d’inclinazione. Vincenzo tutto allegria tutto giovialitá sempre involto fra il lusso e gli amori, sempre in lieti passatempi o di feste o di balli o di musiche o di comedie, ma nondimeno capace ancora d’ogni importante maneggio, e che molto bene sapeva unire col piacevole il negozio, e le cose piú serie con le piú dilettevoli. Dall’altra parte Ranuccio come prencipe di un nuovo e geloso stato, e non meno per natura di se medesimo, era tutto riservato in se stesso e tutto pieno di cure gravi; anzi tanto accurato ancora nelle minuzie che molte volte in luogo di far l’uffizio di prencipe faceva quello di ministro, e per la troppa attenzione in luogo di guadagnare il tempo veniva piú tosto a perderlo. Tale in somma nelle sue azioni, che nella forma del suo governo egli era molto piú temuto che amato. Prencipe nel rimanente di alti spiriti e degni di un figliuolo di sí gran padre, come fu il duca Alessandro, la cui gloria militare egli avrebbe forse ereditata in gran parte se quanto era in lui ardente il desiderio di procurarla tanto avesse potuto godere favorevoli le occasioni di conseguirla. Passava come ho detto fra questi una grandissima emulazione in tutte le cose, ma la fecero allora apparire specialmente essi nella venuta loro a Ferrara, gareggiando insieme a chi avesse potuto far-