Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/231

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libro secondo - capitolo vi 225


Parve al legato che il re uscisse a pretensioni troppo alte e che parlasse troppo da vincitore: nondimeno stimò che non convenisse a lui d’entrare col re allora in contrasto, e perciò disse modestamente che Sua Maestá con la sua gran prudenza, quando si venisse al trattato, misurarebbe meglio tutte le sue pretensioni, dovendosi credere che la Maestá sua non moverebbe se non quelle che fossero giuste plausibili e proporzionate alla sua reai grandezza e generositá. E qui prese l’occasione il legato di fare instanza al re che volesse, giá che mostrava d’inclinare alla pace, lasciarne introdurre quanto prima il trattato; soggiongendo ch’egli sopra di ciò aveva stabilito con il duca di Savoia quello che poteva essere necessario. A questo rispose il re che aborrendo egli di trattar piú col duca potrebbe il legato trattar per esso, giaché sapeva pienamente i suoi sensi. Replicò il legato al re che a lui non conveniva d’essere in un tempo e ministro del pontefice e ministro, per cosí dire, del duca; ma ch’egli al partir suo da Turino era col duca restato in appuntamento ch’egli spedisse ad ogni sua richiesta due deputati con piena autoritá di trattare e concludere tutto quello che bisognasse. Che il duca averebbe voluto inviarli con lui, ma ch’egli per usare maggior termine di rispetto verso Sua Maestá non aveva a ciò voluto consentire, se prima non sapesse quale in ciò fosse il senso della Maestá sua, al che volendo condescendere ciò sarebbe un negoziare molto piú con lui che col duca, poiché i deputati da inviarsi non si allontanarebbono punto dalla sua devozione. Mostrò il re che non ricusarebbe questo espediente. E quindi entrò in nuove acerbe querele contro il duca e poi contro li spagnuoli, dolendosi del fomento che in varie maniere questi davano a quello, e mostrando che da loro si procedesse con mala intenzione, col dire specialmente che sin’allora non aveva il re giurata la pace conclusa giá un pezzo prima in Vervin.

Procurò il legato di mitigare quanto gli fu possibile i sensi del re, ma insieme liberamente gli disse che non si maravigliava gran fatto nel vedere che li spagnuoli non avessero pur