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242 delle memorie


In questo godeva la Francia veramente un’altra porta di gran momento per le cose d’Italia. Ma librate ben tutte le conseguenze, stimavano finalmente i piú sperimentati ministri del re che dovessero prevalere quelle a queste. Restava il punto della riputazione, perché in effetto il duca di Savoia con l’invasione di Saluzzo aveva offesa la Francia, e con restituir quello stato avrebbe dovuto emendarla; né mancavano gravi ministri che erano di questa opinione, dicendo che il contrattare cambi e ricompense era azione da privato piú che da re, e da Roma specialmente scriveva in questo senso con vive parole al secretarlo Villeroy il cardinale d’Ossat, come si legge nelle sue lettere che dopo la sua morte si divulgarono sulle stampe. Ma il re e gli altri suoi consiglieri piú accreditati considerando piú le ragioni essenziali che l’apparenti, giudicarono che si dovesse in ogni modo stringere il partito del cambio e tralasciar l’altro della restituzione. All’istesso partito del cambio inclinava molto piú ancora il duca di Savoia che all’altro di vedere nuovamente ritornare i francesi nel marchesato, perché in somma egli non poteva soffrire d’avergli nel cuore del Piemonte e quasi alle porte della principal cittá sua di Turino. In questo senso lo confermavano poi anche sempre piú i spagnuoli, i quali non meno di lui abborrivano di vedere quella porta d’Italia si vicina allo stato loro di Milano tornar di nuovo in mano alli francesi.

Esaminatosi dunque nel conseglio del re piú volte questo partito, vennero i suoi deputati a dare la risposta che ne stava attendendo il legato, e dissero che il re averebbe conceduto il passo per la gente spagnuola da condursi per la contea di Borgogna in Fiandra e che sopra di ciò avrebbe fatta ogni piú solenne dichiarazione, ma che non gli pareva conveniente di lasciare al duca parte alcuna di paese da cedersi, poiché ciò sarebbe non cederlo ma prestarlo.

Quanto al lasciare in mano del duca le quattro terre di Centale Damonte Roccasparviera e Castel Delfino, mostrarono che non appartenendo esse terre al marchesato non poteva il duca giustamente pretenderle, ma che in ogni modo questo punto