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libro secondo - capitolo vi 241


a favore del duca; e quanto al cambio che il duca cedesse al re la Bressa con quel piú che fu accennato di sopra, restando però al duca le quattro terre pur accennate, che erano vicine a Saluzzo ma che non appartenevano a quel stato. Sorgeva però in questo secondo partito una difficoltá molto considerabile da superare, ed era che rimanesse al duca tanta porzione del paese da cedersi al re che fusse bastante a servire di passo alle genti, che per quella via solevano ordinariamente mandarsi in Fiandra dal re di Spagna. Onde era necessario che per tal bisogno restasse al duca un passo fermo nel Rodano, e di lá tanta poi continuazione di terreno che servisse ad introdurre le genti spagnuole nella contea di Borgogna posseduta dal re di Spagna, dalla qual contea si entrava in Lorena dove il medesimo re godeva sempre il passo libero, e di lá poi nelle provincie proprie che rimanevano sotto l’obedienza del medesimo re ne’ Paesi Bassi. Sopra questo punto temeva il legato d’incontrar difficoltá molto gravi, ma dall’altra parte sperava che il trattato medesimo fusse per suggerire di superarle.

Ristrettosi egli dunque prima con i deputati del re, appresso i quali dovevano incontrarsi le maggiori durezze, propose loro i due partiti nella forma accennata. Intorno alla restituzione offerta in quella maniera se ne mostrorno essi del tutto alieni. Dell’altro partito, in conformitá di quanto il legato aveva temuto, dissero che ne avrebbono trattato col re, il quale avrebbe senza dubio voluto esaminare bene la materia, e che poi essi avrebbono risposto quello che bisognasse. Ma il legato sin da principio aveva conosciuto, come piú volte si è detto, che i francesi desideravano piú il partito del cambio che l’altro della restituzione. Stimavano essi molto piú vantaggioso l’accrescimento di un gran paese cosí popolato, e pieno di tanta nobiltá com’era specialmente la Bressa, che non sarebbe la restituzione del marchesato, paese angusto e inferiore all’altro; e questo per molti rispetti, ma in particolare perché da quello veniva custodita la cittá di Lione, porta sí principale del regno, da una nuova grande e vantaggiosa frontiera.