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d'enrico di borbone 265


per ritenere Condé. Riuscite vane a Pralin, come agli altri ancora, le speranze di giungerlo, andò egli subito, insieme con l’ambasciator francese residente in Brusselles, ad esporre all’arciduca l’instanza del re. Accumularono grandissime querele contro il prencipe, e con termini molto acerbi parlaron contro la sua persona. Dissero: ch’erano stati finti i pericoli sospettati da lui intorno all’onor della moglie, e finta ogni altra paura con la quale s’era da lui colorita la sua fuga di Francia. E come aver’egli potuto aspettar violenza alcuna dal re? Prencipe alieno dall’usarla per se medesimo, e che molto meno l’avrebbe usata poi col nipote. La sua ambizione e leggerezza piú tosto, con l’instigamento e mali consigli d’altri, averlo portato ad una sí strana e sí inaspettata risoluzione, la quale non poteva tendere ad altro ch’a perturbar la Francia con qualche novitá ordita per questo fine. Promettersi perciò fermamente il re dalla buona vicinanza e dalla sincera amicizia, che professava con l’arciduca, ch’egli fosse per far ritenere Condé quando si trovasse tuttavia in Fiandra, e per facilitar con ogni mezzo il ritorno suo in Francia. Ambidue pregarlo di ciò in nome del re con ogni efficacia maggiore. Considerasse la qualitá di questo successo; e finalmente si ricordasse che tali incontri non erano mai tanto propri d’un prencipe solo che non si stendessero con l’esempio eziandio a tutti gli altri.

La risposta dell’arciduca fu: ch’egli stimava d’avere adempite col re le sue parti, non avendo voluto ricever Condé; ch’a prencipe di tal condizione non sarebbe stato giusto negare il passo; di giá essersi trasferito altrove; ma se in qualche maniera egli coi suoi offizi potesse indurlo a tornare in Francia, esser disposto a fargli, ed a mostrar in ogni altro modo quanto da lui fosse desiderata e la sodisfazione particolare del re e la tranquillitá publica del suo regno.

Trovavasi in quel tempo medesimo il prencipe d’Oranges in Bredá sua terra poco distante da Anversa insieme con la principessa sua moglie, sorella di Condé.

Venne egli perciò subito con la moglie a Brusselles cosí pregatone da Condé, il quale per andar piú spedito a Colonia,