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264 relazione della fuga in francia


considerabile di quella frontiera d’Artois, gli parve di poter trattenersi quivi sicuramente. Da Landresi mandò egli subito un suo gentiluomo a complire e a participare i suoi accidenti con l’arciduca Alberto, il quale si ritrovava allora per ricreazione insieme con l’infanta sua moglie a Marimonte, luogo pur situato verso la frontiera di Francia; e lo pregò insieme a permettergli che potesse egli medesimo andare a trovarlo. Parve all’arciduca che si sarebbe riputato offeso di ciò il re di Francia; onde con buon termine ricusò di riceverlo, e si lasciò ancora intendere che non avrebbe consentito ch’egli si trattenesse dentro a’ suoi stati, per li quali però avrebbe potuto passar liberamente volendo trasferirsi a qualch’altra parte. Escluso Condé dagli stati dell’arciduca se n’andò subito a Giuliers, dove si trovava allora l’arciduca Leopoldo, mandatovi dall’imperatore per occasione delle differenze che s’erano mosse intorno alla successione degli stati del duca di Cleves, il quale era mancato senza figliuoli. Quindi se ne passò egli a Colonia, e da quella cittá, conforme all’inveterata libertá che godono le terre imperiali della Germania, ottenne un amplissimo salvocondotto per potervisi trattenere. Questa era stata l’occasione, questo il successo ch’aveva avuto la fuga del prencipe di Condé. Ma il re di Francia, intesa la risoluzione ch’aveva pigliata Condè, pieno di sdegno ardentissimo contro di lui, diede subito molti ordini perché egli fosse con ogni possibil celeritá seguitato e preso. Infiammavalo non solo il dispiacer che sentiva nel vedere allontanata dalla corte la principessa, ma il conoscere che da questa azione del prencipe avrebbono potuto soprastar molte novitá pericolose al suo regno, considerata massimamente la sua grave etá, e quella de’ figliuoli sí tenera. Tormentato dunque il re da sí potenti e sí fiere passioni, aveva usate, come ho detto, varie diligenze per far giunger e ritenere Condé. Aveva egli spedito fra gli altri il signor di Pralin, uno de’ capitani delle sue guardie, con ordine che non potendo arrivarlo si trasferisse incontanente a trovar l’arciduca, verso le cui frontiere si sospettava ch’avrebbe dirizzata la fuga, e facesse ogni piú efficace offizio