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268 relazione della fuga in francia


re di Spagna, ch’egli finalmente si lasciò vincere dalle ragioni rappresentate di sopra; ancorché piú da quelle che potevano dargli speranza di negozio e di quiete, che da quelle onde si potessero temer nuovi disordini e turbulenze. Fu dunque invitato Condé a venire a Brusselles, per uomo espresso che gli mandò il marchese Spinola con sue lettere e dell’ambasciator cattolico, e ne fu preso cosí il pretesto. Aveva detto Villeroy, segretario di stato il piú principale del re di Francia all’ambasciator di Fiandra residente in Parigi, ch’era dispiaciuto grandemente al re che Pralin ed il suo ambasciatore residente in Brusselles non avessero potuto veder Condé per dargli quei consigli che convenivano, e coi quali forse egli si sarebbe risoluto di ritornarsene in Francia. Dal re medesimo era poi stato replicato l’istesso all’ambasciatore, con aperta significazione che gli sarebbe riuscito di gusto che si fosse fatto ritornar Condé in Fiandra. Mostrando dunque l’arciduca di far venir Condé affine che i ministri francesi potessero abboccarsi con lui e procurar d’accomodarlo col re, e offerendo se stesso per mezzano a procurare il medesimo accomodamento, consentí che Condé fosse invitato, nel modo ch’ho detto, a venire a Brusselles, dov’egli arrivò sul fine di decembre dell’anno 1609. Smontò in casa del prencipe d’Oranges, e fu accompagnato dall’ambasciator cattolico e da tutti i primi signori della corte a fare i suoi primi offizi con l’arciduca e con l’infanta, che lo riceverono con grandi accoglienze e con tutti gli onori che la sua qualitá richiedeva. Erano intanto venute di Spagna le risposte che s’aspettavano intorno alla sua persona; ed erano state ch’egli fosse assicurato in Fiandra ch’il re pigliava la sua protezione, e ch’avrebbe procurato di fargliela godere con ogni vantaggio piú favorevole. Ne’ primi giorni del suo arrivo a Brusselles non si trattò cosa alcuna intorno alla sua riconciliazione col re di Francia, perché l’ambasciator del re non aveva ancora avuta alcuna particolar commissione sopra di ciò, oltre che si credeva che fosse per esser mandato presto un ambasciatore straordinario per tale effetto. Ma Condé pigliando animo dalle risposte di Spagna, tanto piú cercava in