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d'enrico di borbone 291


d’intimazione di guerra, e che questo punto di concedere o negare il passo al re fosse d’importanza grandissima, lo ruminava spesso fra se medesimo; e cosí sopra questa materia come sopra il modo di governare la guerra col re si riduceva a frequenti consulte coi suoi capitani.

Nell’esercito di Fiandra due n’erano fra gli altri in quel tempo grandemente stimati. L’uno spagnuolo ch’era don Luigi di Velasco general della cavalleria, e l’altro fiammingo ch’era il conte di Bucoy generai dell’artiglieria, passati prima ambidue con gran lode quasi per tutti i carichi inferiori della milizia. Standosi dunque un giorno in consiglio sulla deliberazione di cose tanto importanti, il Velasco volendo ch’apparisse chiaramente la sua opinione, e che se ne potesse avere particolar notizia in Ispagna, parlò in questo modo:

— Quando io considero, poderoso prencipe, le cose nostre di Fiandra in comparazione di quelle del re di Francia, veggo le nostre tanto inferiori alle sue, che se mai fu tempo, ora piú che mai ci convien d’usare i consigli cauti e sicuri. Tutti noi ci accordiamo in un presupposto: che Vostra altezza non possa avere piú di dodici o quattordici mila fanti, e due mila e cinquecento cavalli. Esercito che se bene sará quasi tutto di gente vecchia, non dev’esser però, secondo la mia opinione, giudicato bastante ad uscire a fronte di quello del re di Francia, che sará il doppio maggiore del nostro. Cederá senza dubbio la sua fanteria di virtú alla nostra, ma troppo è considerabile dalla sua parte un sí gran vantaggio di numero. E dall’altro canto prevalendo ordinariamente nella milizia a cavallo i francesi a tutte l’altre nazioni, tanto piú prevaleranno ora alla nostra cavalleria, dovendo, oltre al numero, esser composta la loro della nobiltá piú fiorita di Francia, che seguiterá la persona del re nell’occasione presente. Ma quanto vigor dará poi alla gente nuova del re la vecchia delle Provincie unite? le quali non si può stare in dubbio che non siano per favorir le sue armi contro le nostre, o con un gagliardo aiuto o con romper manifestamente anch’esse la guerra in congiuntura sí opportuna contro di noi. A me dunque pare