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lettere diplomatiche 325


fra l’altre molto buone per governare, cioè la dissimulazione e ’l segreto. Agli offici divini sta voluntieri e si mostra inclinato sin qui alla pietá, ma i suoi anni son tanto teneri che non posson promettere ancora niuna cosa di certo.

Di Parigi, li 16 maggio 1617.

XXI

Notizia di trattative intorno ad avvenimenti d’Italia.

Dalla congiunta copia di lettera ch’io scrissi ieri a monsignor nunzio di Spagna, vedrá Vostra signoria quel che si è negoziato qui intorno alle cose d’Italia.

Dopo d’aver scritto io la detta lettera, mi fecero poi sapere questi ministri che aveano chiamati ieri sul tardi in casa del cancelliere gli ambasciatori veneti, nella forma che aveano chiamato prima il duca di Monteleone, e che avean parlato loro nel modo che bisognava; e che gli ambasciatori si erano mostrati disposti a far con la republica quegli offici che Sua Maestá cristianissima desiderava.

La principal difficoltá degli ambasciatori fu sopra il punto del disarmare, dicendo che bisognava procurar che ciò seguisse in maniera che l’armi spagnuole non dessero gelosia. Al che si rispose da questa parte, che Sua Maestá non mancherebbe di dare la sicurezza che fosse stimata necessaria dal canto suo, come aveva anche fatto l’altra volta che si concluse il trattato d’Asti.

Nell’istesso modo parleranno questi ministri a quei di Savoia; ed hanno ricercato me di scrivere a Turino ed a Venezia, affinché quei nunzi accompagnino efficacemente i loro offici con quelli degli ambasciatori di questa corona. Il che io ho fatto prontamente; e la medesima prontezza ho fatta conoscer qui, nell’impiegare l’opera mia dove ha bisognato; e questi ministri hanno mostrato d’averne avuto molta sodisfazione.