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lettere diplomatiche 329


XXIII

Ancora delle trattative intorno agli avvenimenti d’Italia.

Da Venezia giunse qua ultimamente un corriere spedito dall’ambasciator di Francia. Quel che portò fu che l’ambasciatore aveva fatti gli offici che bisognavano con la republica, perché approvasse la negoziazione seguita in Ispagna, e che essa republica non ostante qualche difficoltá, che avrebbe potuta fare, si contentava di rimettere il tutto a Sua Maestá cristianissima. Questo medesimo hanno poi dichiarato con termini piú espressi alla Maestá sua questi ambasciatori veneti, avendo mostrato che quel che principalmente desidera la republica è che Sua Maestá s’interessi nelle cose d’Italia, e che non solo entri per cauzione dell’accomodamento di Lombardia, ma di quello ancora del Friuli, non potendo la republica assicurarsi delle cauzioni dell’imperatore e di Spagna. Hanno avuto buone risposte dal re e da questi ministri, i quali però non sono venuti ancora ad alcuna determinazione precisa, volendo essi prima sapere quello che avrá operato l’abboccamento che dovea seguire fra don Pietro di Toledo e il Dighieres e Bettuna dopo la presa di Vercelli, e quello che partorirá la dichiarazione tendente a pace che avea fatta il medesimo don Pietro.

Intanto giunse ieri un corriere di Spagna, spedito dall’ambasciator di Francia, con avviso che, per esser il re a San Lorenzo ed il duca di Lerma a Lerma, il consiglio non aveva ancora potuto pigliar risoluzione intorno alle cose avvisate di qua. A me però scrive monsignor nunzio che presto sarebbe stata presa.

Quanto al punto che gli spagnuoli abbino a disarmare con buona fede conforme al trattato d’Asti, egli mi dice che di giá se n’era data parola amplissima all’ambasciator di Francia, e quanto all’altro doversi ordinare a don Pietro che desista