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lettere diplomatiche 331


XXV

Il cavalier Marini alla corte di Parigi.

Presuppongo che Vostra signoria illustrissima sappia che si ritrova a questa corte il cavalier Marini con una pensione molto onorata che gli dá Sua Maestá. Egli è qua poi in quella stima di dottrina e d’ingegno che meritano le sue composizioni; ed in questa occasione del libretto, ed in particolare della lettera dedicatoria delli quattro ministri di Sciarantone, ha egli voluto dar segni della sua pietá, onde ha fatto in risposta dei ministri una scrittura in prosa nella nostra lingua, che per le molte e gravi punture che in essa ci sono si può chiamar piú tosto una invettiva che altro. Il re ed il signor di Luines han voluto vederla, ed essendo molto piaciuta, Sua Maestá averebbe voluto che si stampasse, ed il signor di Luines lo desiderava grandemente. Ma s’è poi giudicato per molti rispetti, ed in particolare per aver riguardo alla salvezza del cavalier Marini (procedendo gli ugonotti ben spesso con violenza contro quelli da’ quali stimano d’esser offesi) di non lasciarla stampare.

Nulladimeno esso cavaliere ha desiderato sommamente che questa sua scrittura pervenga alle mani di Nostro Signore e di Vostra signoria illustrissima, e perciò m’ha pregato con particolarissima instanza ch’io le ne invii una copia, si come fo con la presente, e follo tanto piú volentieri quanto egli vive qui con ogni modestia e con dimostrazione di molto zelo verso le cose della religione cattolica. Egli mi dice d’aver desiderato ciò, solo per dar qualche segno della riverenza che porta alla santitá di Nostro Signore ed a Vostra signoria illustrissima.

Di Parigi, li 17 agosto 1617.