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384 lettere familiari


piu d’ogni altro procurerò qui di meritarle colla mia servitú piena d’ossequio, e di fede verso il suo real servizio. E per fine a Vostra Maestá bacio umilissimamente le mani, e le prego il colmo di tutte le piú desiderate felicitá.

Di Roma, li 15 d’agosto 1622.

VI

Al signor marchese di Castagneda, a Madrid.

Ho servito con particolar gusto Vostra eccellenza e la signora marchesa sua moglie intorno al particolare dell’ingresso nel monasterio delle monache scalze di Madrid, e se n’erano certerati nuovi offizi da me, accioché Sua Beatitudine concedesse tal grazia per quelle piú volte che fosse possibile. E se bene non erano quante io avrei desiderato, con tutto ciò mi pareva che la signora marchesa avrebbe potuto riceverne conveniente sodisfazione, rispetto alle difficoltá che Sua Beatitudine suol fare in simili materie. Ma ora che Vostra eccellenza mi significa non esservi piú bisogno di grazia simile, io non posso far altro che goder in me stesso d’aver procurato di servir la signora marchesa quant’ho potuto, si come farò ancora in ogni altra occasione con pienissimo affetto. Nel resto io debbo ringraziar vivamente Vostra eccellenza della particolar memoria, che di me tuttavia conserva, e dei tempi nostri passati di Fiandra. Io l’assicuro che sempre le ho corrisposto con la memoria del suo gran merito, e con l’istesso desiderio ch’ebbi di servirla in quella corte. Ora che Vostra eccellenza se ne va a quella di Francia tanto diversa in ogni cosa dall’altra, non dubito punto ch’ella non sia per esercitare il suo carico d’ambasciatore con ogni maggior laude; sopra di che non può ella desiderar regole migliori che quelle della sua propria prudenza. Reputo per favore, e non per delitto, come Vostra eccellenza chiama, quel desi-