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lettere familiari 391


affettuoso di servire in ogni tempo alla sua ed alla propria persona di lui specialmente, che noi tutti avressimo fatto apparire, se il matrimonio si fosse concluso. Nel resto per quel che tocca alla devotissima servitú di noi verso di Vostra Eminenza, può ella credere, ch’avendola noi portata dal nascimento, la conservaremo nel piú vivo grado di riverenza sino all’ultimo spirito. Ed io qui per fine le bacio umilissimamente le mani, e da Dio le prego ogni maggior grandezza e prosperitá.

Di Roma, li 19 di maggio 1634.

XI

Al medesimo, a Fiorenza.

Non mi parrebbe di sentir gusto intiero della venuta a Roma di Vostra Eminenza se non lo scoprissi anticipatamente a lei stessa con questa lettera. Io la supplico dunque a credere che niuno piú di me ha goduto di questa nuova, e che niuno mi passerá nel desiderio ch’avrò di testificarle qui di presenza la singoiar mia devozione verso di lei. Ho stimato con tale occasione di dover passar anche un altro offizio con Vostra Eminenza, ed è il supplicarla che s’ella stimasse d’aver maggior gusto e commoditá in questa mia abitazione, che nell’altre qui della sua serenissima casa, ella voglia disporne con ogni maggior libertá, potendo Vostra Eminenza restar sicura che questa per me sarebbe la maggior grazia che da lei potessi ricevere. Con ogni maggior sinceritá e devozione d’affetto passo quest’offizio con Vostra Eminenza. E per fine le bacio umilissimamente le mani.

Di Roma, li 21 d’ottobre 1635.