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lettere familiari 395


lei, e l’infinito desiderio ch’ho di servire alla sua serenissima casa. Nelle frequenti occasioni ch’abbiamo avute di trattare qui insieme il detto signor commendatore ed io, egli avrá potuto scoprire in me pienamente tutto quello che riferisco di sopra. Onde l’ho pregato a farne ancora una pienissima fede all’Altezza vostra, e supplicarla in nome mio ch’ella voglia favorir me all’incontro della sua grazia, ed onorare tutta la casa mia insieme della solita sua benignissima protezione. Ed assicurando Vostra Altezza ch’io non bramerò cosa piú in questa corte, che di ricevere ed eseguire i suoi desideratissimi commandamenti le bacio umilissimamente le mani.

Di Roma, li 17 d’ottobre 1637.

XVI

A monsignor Cornaro cherico di camera, che fu poi creato cardinale da papa Urbano VIII. — A Roma.

Cosi è, lo confesso. A me toccava di rispondere a Vostra signoria illustrissima, e l’avrei fatto non meno per sodisfare al gusto che al debito: ma prima fui impedito da certo male di fegato, e l’occupazioni poi m’hanno tirato sí oltre ch’io mi veggo ora prevenuto di nuovo da quest’ultima sua cortesissima lettera. Se posson valere queste ragioni io resterò scusato a bastanza; e se non gioveranno mi confesserò vinto da Vostra signoria illustrissima, vinto, ciò è, in queste dimostrazioni esterne d’amore; ché nell’affetto interno ben sa ella che non può aver vittoria alcuna sopra di me. Per godere il fresco e finire di confirmarmi nella pristina sanitá, io mi truovo apunto ora in villa. Venni cinque di sono a Noesi, casa di campagna del signor Cardinal di Retz, lontana da Parigi quattro leghe picciole di camino. La stagione ora non può essere invero piú dilettevole per villeggiare; né la villa dove mi truovo piú deliziosa per goder la stagione. È fabricata questa casa