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398 lettere familiari


quant’io manco dalla mia parte nel merito. Io prego Dio ch’a quelle di Vostra signoria illustrissima conceda in breve ogni piú felice successo, e per proprio suo gusto e perché la sua nobilissima casa, seminario di porpore, possa ben presto goder questa ancora nella persona di lei che si pienamente n’è meritevole. E per fine le bacio con ogni piú vivo affetto le mani.

Di Noesi, li 22 di settembre 1618.

XVII

Al signor Paolo Gualdo arciprete di Padova.

Seppi la partita del signor Giovan Battista nipote di Vostra signoria inanzi alla risoluzion del partire. Confesso che il pensier non mi piacque. Esser fuggito di Francia prima che vi fosse, si può dir, giunto? E forse che non meritan le cose di questo regno e di questa corte d’essere osservate con particolare attenzione? Che il peregrinare in paesi esterni per non impararvi altro che a saper riferire, tornando a casa, le riviere le campagne le selve i monti le piazze delle cittá il numero ed il vestito degli abitanti, ciò non è altro che un pigliar cognizione di cose mute e inanimate, e che pascon piú gli occhi che l’animo. Chi va fuori del suo paese a veder il mondo, voglio che m’osservi principalmente i costumi delle nazioni forestiere, le nature de’ re, le qualitá de’ loro consigli, le forze loro, le leggi de’ regni, lo stato della religione; come sia mista l’autoritá del comandare con la forma dell’ubbidire; come si stia coi vicini; qual sia l’umor peccante in ciascun governo, e qual sarebbe il rimedio se vi potesse aver luogo la medicina. Tali e si fatte cose concernenti il governo vorrei che m’osservassero e mi possedessero ben le persone che girano il mondo. Come l’anima a noi dá l’essere, cosí il governo dá l’essere a’ regni. Onde a questa parte bisogna applicar l’attenzione, e questa procurar di sapere. Tutto il resto ha del