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libro primo - capitolo v 39


di sé in particolare Torquato Tasso, il quale con nuova fatica gli aveva dedicato il suo famoso Goffredo, che prima correva sotto gli auspici dell’ultimo duca di Ferrara Alfonso d’Este.

Ma la corte, che suole ingannarsi di raro, s’ingannò quella volta notabilmente, perché il papa dando il giusto diritto al sangue, dopo aver manifestamente veduto crescere prima a poco a poco il maneggiabil talento in Pietro cogli anni, aveva fatto in lui crescere di poi a poco a poco il maneggio, e poi sempre con maggiori vantaggi, e finalmente con tal superioritá in ogni cosa che nel mio arrivo alla corte il ministerio del ponteficato si maneggiava dal cardinale Aldobrandini con autoritá sí grande che al cardinale San Giorgio veniva a restarne solo una ben debole e vana apparenza. Con occasione dell’impiego che particolarmente Aldobrandino aveva avuto nella devoluzione di Ferrara, non si può dire quanto egli appresso il zio si fosse avanzato e di stima e di grazia e di autoritá. Mutatasi dunque affatto la scena, quanto piú si vedevano deserte prima le stanze di Aldobrandino tanto piú restavano allora deserte le stanze dove abitava San Giorgio. In quelle di Aldobrandino era tutto il concorso, tutto il corteggio e tutto quello anelante contrasto che faceva gareggiare insieme la corte nell’ambire la sua grazia e di procurare gli avanzamenti col suo favore. Aveva Aldobrandino allora intorno a’ trent’anni. Eragli stata poco favorevole la natura in formarlo e di picciolo corpo e di poco nobile aspetto. Restavagli molto segnata la faccia dalle varole, e aveva molto offeso il petto ancora dall’asma; e l’imperfezione di questa parte ne cagionava un’altra alla voce che nasceva torbida per tal cagione invece di uscir chiara, e faceva che si avessero da indovinare molte parole invece d’intenderle. Quindi ancora nasceva l’accendersi in lui di maniera alle volte la tosse che tutto il volto se gli infiammava e notabilmente l’anelito ne pativa; ma nondimeno godeva egli tutta quella sanitá che bastava per sostenere il peso delle fatiche, le quali non potevano quasi essere maggiori, né gli mancavano l’altre qualitá per