Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/457

Da Wikisource.

nota 451


quanto esige di sacrificio intimo dai buoni! vecchi a cui sembra che una naturale profonda sincera onestá abbia impedito che dall’animo loro venisse dal succedersi degli avvenimenti estirpata la fede nella virtú. — Né mancano di particolare attrattiva le descrizioni di pompe di cerimonie proprie della vita magnifica ed aristocratica: tanto è il piacere con cui il Bentivoglio in esse s’indugia che scrive la Relazione della famosa festa fatta in Roma alli XXV di febbraio 1634, che noi non abbiamo compreso nel volume, appunto perché l’amore stesso che tiene avvinto l’autore all’argomento ha fatto sí che riuscisse prolissa e necessariamente monotona. Eppure da essa, come da tante pagine delle Memorie, balza l’amore, direbbesi connaturato in lui e spontaneo, del Bentivoglio per le lettere e la poesia: sí che non sappiamo se con piena sicurezza possa dirsi cosa gli sia stato piú a cuore: se il prodursi e voler apparire letterato, diremo cosí, puro, o storico e politico negli scritti come nell’azione.

Leggendo le Memorie siamo tratti a notare che il mondo ecclesiastico appare come il suo vero mondo, senza voler dire che egli perda di vista l’altro piú vasto, che si svolgeva a lui meno vicino. Comunque, questo amore al suo mondo fa sí che egli si trattenga piú a lungo (pare almeno a tre secoli di distanza) di quello che forse sarebbe necessario a ritrarre figure ed a notare particolari, che però tutti possono giustificatamente entrare per il titolo ed il carattere stesso dell’opera, Memorie, titolo e carattere che nulla escludono di ciò che dall’autore è stato sentito vicino a sé. Ciò del resto dá modo all’autore di diffondersi esprimendo giudizi e valutazioni che dovettero, mentre li pronunziava, elevarlo innanzi a se stesso, pur proponendosi, come appare che davvero s’è proposto, serenitá ed indulgenza.

Certo che dove si prospettano questioni politiche e relazioni fra stati, si sente subito nel Bentivoglio delle Memorie l’antico diplomatico. Tale si rivela particolarmente nell’ultima parte, ove un mondo politico piú ampio incomincia ad apparire, e che è la parte che piú ci fa deplorare che l’autore non abbia potuto compiere la fatica sua, la quale sarebbe divenuta indubbiamente piú gravosa e piú complessa per lui, ma tanto piú utile ed istruttiva per noi.

Nella primissima parte delle Memorie la questione di carattere politico predominante è la devoluzione di Ferrara: tale fatto sembra quasi mantenga ancora in sé qualcosa di improvviso o