Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/459

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nota 453


Diversa, ripetiamo, la seconda parte delle Memorie: qui una questione interessante potenze diverse e principali, interessante di per sé e per possibili importanti conseguenze, ed azione diplomatica necessariamente abile e fine, ed un mondo da cui lo scrittore — l’antico diplomatico — è preso, e figure che considera primi attori nel gran teatro — come egli ama questo vocabolo! — del mondo, e degne d’essere ricordate e giudicate e tramandata alla posteritá.

E da quest’ultima parte delle Memorie1 piú appare anche

  1. Chi poi voglia vedere quanto il Bentivoglio fosse al corrente del modo con cui s’è svolta la questione del marchesato di Saluzzo, degli intenti dei principali attori, della politica loro, della condotta di ciascuno di essi e della ripercussione immediata che questa ha avuto nell’acquisto di simpatie o di antipatie, e quanto esattamente egli abbia saputo esprimere giudizi, dovrá vedere anche il prezioso materiale, che è raccolto in: Carlo Emanuele I, Miscellanea, Bibl. della Soc. stor. sub., Torino, 1930. Ivi è richiamata abbondantemente la bibliografia riguardante l’argomento, e quivi sono importanti documenti. Ci sia lecito riferirci ad alcuni di essi, sempre, s’intende, in relazione a passi delle Memorie del Bentivoglio. Per la concordanza d’intenti fra Carlo Emanuele e la Spagna, dice il primo nelle istruzioni al conte di Verrua, al quale raccomanda di sostenere le sue ragioni sul marchesato di Saluzzo col papa col Cardinal Aldobrandini e con altri prelati: «Il medesimo farete poi con l’ambasciatore cesareo et catolico... remostrando al cesareo che per particolare interesse dell’imperio da cui dipende quel feudo, deve vivamente aiutarci acciò che resti sotto l’autoritá imperiale; il che seguirá quando il marchesato resti nelle mie mani, et il contrario ritornando in poter de’ francesi. Et al duca di Sessa, amb.re cat.co, remostrerete che deve ancora muoversi alla difesa di questa causa gagliardamente, sí per beneffitio n.ro come anche per sicurezza del stato di Milano tenendo francesi fori d’Italia et retirati di lá da’ monti. Il che sí promettiamo da V. E. tanto piú vivamente, quanto piú che S. M. ci ha fatto intendere haverli datto triplicato ordine di abbracciar la protettione di questa causa come cosa sua propria, et a punto hora è il tempo di aiutarla con l’andata v.ra costí per averne l’arbitraggio di S. Beat.ne». E per gli ammonimenti del pontefice a Carlo Emanuele, ed il giudizio intorno alla politica sua, vedasi il doc. XXVII parte II. Scrive il papa il 25 agosto 1600: «Sa ben V.a Alt. Ser.ma quante volte gli habbiamo fatto dire che ella saria cagione della rottura della guerra, et che metteria prima se et poi tutta la republica Christiana in grandissimi pericoli. A noi duole infino all’intimo del cuor n.ro, che ella habbia voluto arrisicar se, il stato dei figli et dei vassalli sanza sicurezza di potersi defendere et con sicurezza di poter guadagnar poco o niente, et forse con sicurezza di non rihaver mai, almeno colla forza, quello che ella, il che piaccia a S. D. che non si segua, potesse perdere in questa guerra; cagiona la rovina della Christianitá, poiché toglie la occasione di rivolger l’armi contro il turco, l’imperio del quale non solo accenna a declinare, ma totalmente mostra la total rovina. Vostre Sig.rie doverriano pensare chi ha desiderio d’imperi che si arisica non di guadagnare il marchesato di Saluzzo, ma le provincie et i regni grandissimi». Ed ancor piú risentitamente il pontefice al duca di Savoia il